NO, Dante ha usato il linguaggio pitagorico perché gli era necessaria una chiave metafisica e numerologica per poter nascondere nella profondità del Poema i suoi Disegni e i suoi Messaggi segreti.
Farà la stessa cosa quando, nel canto XXVI del Paradiso, parla con san Giovanni in tema di CARITÀ.
In questa occasione scrive dentro il canto il suo Testamento Spirituale che può essere rivelato solo utilizzando la TRIADE SACRA PITAGORICA.
Chi ti ha fatto prendere la diritta mira verso il tuo bersaglio?
Questa è la seconda domanda che Giovanni formula a Dante. La risposta letterale potete trovarla leggendo il canto, ma questa è la risposta secretata nel testo:
Proprio questo Amore che di necessità mi marchierà con l’impronta del suo sigillo, e che sarà più profonda quanto più grande sarà il Bene che troverò, e che in sé contiene la Verità su cui si fonda questa prova. [Caro Lettore] di tutte le cose sempre eterne io ti farò vedere ogni valore, qui nei cieli, laggiù in terra, al di sopra di tutte le leggi, di tutte le censure, di tutti i limiti e di tutti i divieti.
La PROVA al di sopra di tutte le prove, tutt’altro che la raffinata argomentazione sillogistica e probante come si rileva apertis verbis!: il suo viaggio, il Poema, la Grande Opera, il suo Tempio, l’edificazione della sua anima, l’assimilazione incondizionata al divino… che non è passeggiata di salute, non è capriccio letterario, ma fondata su Verità ben compresa ed emanata dal Bene della Grazia, che poi è ancora amore, sempre amore, solo amore. Io ti farò vedere (a Te Lettore!) ogni valore delle cose eterne, eterne in cielo, eterne in terra, al di sopra delle leggi comuni e convenzionali, al di sopra dei catechismi che si danno piccole regole perché tremano di terrore davanti all’Infinito… e ringrazia Dio, Lettore, che son nato nel Dugento perché altrimenti avrei trasvolato altre terre altri oceani, altre lingue altre nazioni, e tutte le avrei usate per urlare che, se non ti bevi l’Assoluto, come fai a dire che vali qualcosa? Ancora più umanità avrei fatto scorrere nelle mie vene e sogni e desideri e speranze avrei miscelato e distillato specchiandoli ai Cieli che poi sono solo amore, ancora amore, sempre amore. E devi tremare, Lettore, perché lo affermo con le stesse parole che Dio ha usato con Mosè! Ma non mi basta il Bene, è il VALORE del TUTTO che mi sta a cuore: da me devi imparare che anche Dannazione e Inferno, smarrimento e terrore, perdersi e arrancare, cercare e sbagliare, sperare e disperare… ogni cosa è oro per l’anima, diamante per la sua fatica, quarzi per le sue lacrime, diademi per il suo piacere… che poi è amore soltanto amore sempre amore.
da STELLE SEGRETE E QUIETE
Questo la dice lunga sul fatto che nessuno può determinare il messaggio del Poeta con una unica definizione: l’Alighieri ha usato tutti i linguaggi possibili a sua disposizione perché il suo urlo potesse percuotere come vento le alte cime.
Dai Principi Ermetici a Pitagora, da Platone alla Filosofia Medievale passando per Aristotele, da Agostino a Tommaso, dai Sacri Testi Ebraici al Nuovo Testamento, dal misticismo cristiano al sufismo arabo, dall’Apocalisse alla Kabbalah, dalla conoscenza variegata della mitologia greca alla ricchezza inestimabile letteraria dall’antica Roma e di quella medievale, dal linguaggio astrologico a quello alchemico… e mai potrei dare conclusione all’elenco, tentando di circoscrivere la possente complessità del suo PATRIMONIO ANAGOGICO.
Nessuno può tirare Dante per la giacchetta comprimendolo in una unica dimensione.
E solo perché tutti i LINGUAGGI SAPIENZIALI del mondo, pur utilizzando simboli diversi ma anche unici, dicono sempre la stessa identica cosa:
CI POSSIAMO SALVARE SOLO SE CI ARRENDIAMO
AL PROGETTO D’AMORE
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IMMAGINE: San Giovanni evangelista, opera di Vladimir Borovikovskij