… come pintura in tenebrosa parte,
che non si può mostrare
né dar diletto di color né d’arte.
Dante Alighieri, Rime, CX
Questa è la prima mappa siderale di modello tolemaico, quella costruita con i primi dodici versi del Poema: la mappa infernale. È la pietra fondante del Libro che Dante dedica a san Pietro, pietra sulla quale edifica tutto il Poema.
E’ la Pietra che rivela che il percorso infernale è destinato al raggiungimento del primo traguardo del viaggio: quello della Pace. Ma svela anche gli strumenti del Pellegrino: l’acquisizione progressiva e sempre più raffinata dei Saperi.
I cieli sono le scienze… scrive Dante nel Convivio e ogni pianeta-stella dispensa la scienza che gli appartiene.
Dal punto di vista astrologico, da questa Carta del Cielo si può ricavare che i pianeti possono essere letti solo in opposizione o in congiunzione, proprio perché Dante la costruisce sul rettilineo dei versi. Marte, l’unico pianeta del Cielo Alto, è l’unico che può favorire il Pellegrino, e Marte è il pianeta della Musica e del Canto, e non credo che ci sia qualcuno che possa mettere in dubbio l’abilità del canto in Dante. Tutti gli altri pianeti opposti nel Fondo Cielo ci narrano la fatica ardua alla quale sta andando incontro il Poeta, e anche la sua humilitas.
Ci svelano che ancora Dante deve conquistare con durissimo impegno la Luna (grammatica) Mercurio (dialettica) Venere (filosofia) il Sole (aritmetica) Giove (geometria) Saturno (astrologia). Mancano all’appello la Fisica e la Metafisica (Cielo delle Stelle Fisse), l’Etica (Primo Mobile) e la Teologia (Empireo). Le prime sette discipline erano di natura propedeutica agli studi universitari che prevedevano gli studi approfonditi della Metafisica, dell’Etica e della Teologia.
Ma nelle tenebre dell’inferno le stelle ancora non si vedono e i cieli si fermano a Saturno.
Ma va anche aggiunto che probabilmente l’Alighieri non faceva molto riferimento a questo canonico protocollo. Oltrepassato il Cielo di Giove si entra in quello di Saturno: Scienza dell’Astrologia. Nel Cielo delle Stelle Fisse si entra nel territorio della Metafisica (ma anche in qualcosa di più interessante se avete la pazienza di leggermi), nel Primo Mobile in quello della Scienza Pitagorica, e nell’Empireo in quello della Sacra Liturgia, sempre secondo gli studi di Giovangualbero Ceri che mi hanno aiutato molto a comprendere il Poema Risvegliato.
Dal punto di vista alchemico, ci troviamo all’inizio dell’Opera al Nero, della nigredo (più avanti sarà precisato meglio). La nigredo è la prima e fondamentale fase di ogni processo alchemico. Nel periodo della nigredo, ogni elemento materiale, psichico, spirituale, viene gettato in un luogo di putrefazione, per divenire lentamente parte di un tutto nero e indiviso. Così come il seme, per dare frutto, deve morire e spaccarsi, ogni frammento materiale, per poter contribuire alla Grande Opera, deve prima essere abbandonato alle tenebre del suo sfacelo fisico, affinché le impurità inizino ad abbandonarlo e l’intima natura degli elementi possa prepararsi per una profonda e successiva purificazione (albedo).
L’Arte della nigredo identifica, quindi, la fase preliminare di introspezione sensoriale (presa di coscienza) dell’esistenza di fattori, elementi e complessi inconsci che ci fanno percepire le immagini come un pallido riflesso della realtà. La prima fase della nigredo si riassume nell’affermazione: Non abbiamo occhi per vedere. Da ricordare la cecità di Dante quando entra nell’antinferno, nel luogo degli Ignavi. Il luogo dove impara a guardare con le orecchie.
E la Carta del Cielo così si trasforma in athanor, nel mistico forno infuocato. Il fuoco di Marte dovrà fondere la materia grezza nella prima fase di purificazione. E Saturno, pianeta del Piombo – metallo della nigredo – pianeta nero e pesante, consegna Dante all’Inferno.
Come Filatete conferma descrivendo l’inizio dell’Opera al Nero ne L’entrata aperta al palazzo del Re:
Per sbrogliare bene la difficoltà, leggi attentamente ciò che segue: prendi quattro parti del nostro Drago igneo, che nasconde nel suo ventre l’Acciaio magico, e nove parti del nostro Magnete; mischiali insieme con l’aiuto del torrido Vulcano, in modo da formare un’acqua minerale dove galleggerà una schiuma che bisogna rigettare. Lascia il guscio e prendi il nocciolo, purgalo a tre riprese con il fuoco e il sale, ciò si farà agevolmente se Saturno ha ammirato la propria bellezza nello Specchio di Marte.
Nelle tre mappe dantesche Marte e Saturno sono sempre opposti come pianeti. Nell’Opera al Nero il piombo (Saturno) si purificherà al fuoco (specchio) di Marte.
Dal punto di vista letterario, intendendo per letterario la ricerca dei valori profondi del testo… e cioè di quel quarto livello testuale (anagogico) di cui Dante parla spesso e che ormai sono in molti a concordare che si tratti di un livello esoterico… ecco, da questo punto di vista, le cose si fanno ancora più difficili. Vinti dalla finzione narrativa siamo stati abituati a inseguire i lacerati estenuati infernali passi di Dante da roccia a roccia da bronco a bronco nella voragine aperta negli abissi sotterranei del pianeta… e già così è difficile seguirlo. La mappa ci parla invece di un viaggio cosmico, tetradimensionale, che si perde nello spazio inseguendo e compiendo sette orbite planetarie e uscendo, in seguito, dal sistema solare e quindi dalla volta stellata. Ci parla di una dimensione temporale indefinita, ma decisamente lunghissima! Nel tempo di dodici versi si materializza un tempo che potrebbe durare migliaia di anni luce… e la Quarta Dimensione viene solitamente definita anche come la Dimensione del Tempo.
Fin dalle prime sillabe l’Alighieri si diverte a giocare con noi ritmando in modo subliminale il cosiddetto tempo reale, con quello interiore, con quello cosmico, fino a quando giungerà a farci comprendere che anche noi pellegrini in terra ci muoviamo nello spazio, lungo l’orbita più periferica della Galassia della Via Lattea.
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Questa è la mappa del Purgatorio, dedicata a san Giacomo: è la pietra angolare e rivela che il secondo traguardo del viaggio è la conquista della Libertà.
Dal punto di vista astrologico, rappresenta in un attimo come anche i cieli possano stravolgersi se un uomo decide di andare incontro alla sua trasformazione. Che poi è il messaggio di tutte e tre le mappe: se un individuo si trasforma, anche i cieli si trasformano, come sopra così sotto.
Al cinquantesimo canto non è ancora nato l’uomo nuovo, ma gli assomiglia molto! E’ apparso Urano nel Cielo, che era sconosciuto come pianeta ai tempi di Dante, ma già faceva sentire il suo potere di folle innovatore nel Cielo delle Stelle Fisse: l’Urano Stellato. Venere e Saturno nel Fondo Cielo ci raccontano che ancora c’è molta strada da compiere verso i due saperi più elevati: filosofia e astrologia, ad litteram. In profondità si nascondono valori molto più intensi che per ora possiamo banalmente tradurre in amore e immortalità. Tutte le altre divinità planetarie, astralmente congiunte nel Cielo Alto, finalmente, e amorevolmente, sorridono al Pellegrino.
Dal punto di vista alchemico si sta affrontando la fase dell’albedo, dell’Opera al Bianco.
Alla fine della nigredo, appare una luce bianca (la luce che abbaglia Dante al terzo Passaggio, entrando nell’Eden, canto XXIX). Siamo arrivati al secondo stadio della Grande Opera: l’Albedo, o bianchezza. L’alchimista ha scoperto dentro di sé la sorgente della sua vita, la fonte da cui l’acqua della vita scorre. Anticipa gli avvenimenti che si verificheranno nel paradiso terrestre e nel cielo della luna: le due acque nate dalla stessa sorgente in cui si bagnerà Dante (Lethe ed Eunoè) sono la visione alchemica del passaggio all’albedo, la seconda purificazione in cui la materia sublima e perde densità… e nel cielo della Luna Dante si accorgerà di essere diventato uguale a un raggio di luce che penetra nell’acqua. L’argento lunare è il metallo dell’albedo, come il piombo saturnino è il metallo della nigredo. La Luna accoglie il Poeta nel cielo, ma sarà Giove – inargentato – a consegnare Dante al cielo di Saturno (che si è trasformato da Piombo in Oro –Auredo – XXI del Paradiso).
Sono costretta a esprimere una necessaria precisazione: la vulgata prevede una visione molto semplificata e superficiale dell’Opus Magnum alchemico. Poiché il Poema è trino e tre sono le fasi principali dell’Opera, il gioco è semplice, nera all’inferno, bianca al purgatorio e rossa in paradiso.
Perfettamente consapevole del fatto che questa vulgata ancora non viene ammessa in molti salotti, devo anche sottolineare che anche molti altri salotti più affini al Dante alchemico, non preferiscono opporre molta resistenza allo sciorinamento di tutti i colori che la pietra dei Filosofi suol prendere nei crogiuoli di fusione, come giustamente scrive Giuliano Kremmerz.
L’Alighieri fu alchimista della Via Umida (officina) e della Via Secca (trasmutazione interiore), e il suo Opus Magnum non poteva essere un esercizio da Piccolo Chimico. E non ci fa mancare tutti i colori: il Viaggio del Dolore (dal canto 13 fino al 62) è sotto l’ombra di Saturno Plumbeo (come conferma la seconda Mappa del Purgatorio): è una Nigredo che lentamente si ammorbidisce e sfuma transitando al blu e al celeste (dolce color d’orїental zafiro… I Purg.), al verde (Verdi come fogliette pur mo nate… XIII Purg,), alla cenere (cenere o terra che secca si cavi… IX Purg.)… e questo solo per citarne alcuni enunciati durante la travagliata opera di purificazione, come conferma James Hillman nel suo Psicologia Alchemica. L’alternarsi del giorno e della notte sul Monte della Guarigione, largamente ci offre la policromia intensa della luce e della terra, così come la vediamo noi qui sul pianeta, noi che sappiamo che passando dal nero al bianco dobbiamo percepire tutta la policromia che li separa, e anche il Purgatorio è dolore, e quindi siamo ancora in attesa di Albedo, che viene annunciata all’inizio del Viaggio della Salvezza (dal canto 63 al 12)… ed ecco un lustro sùbito trascorse…. (XXIX Purg.). L’Albedo va CONQUISTATA, e non può essere quindi dichiarata d’ufficio all’inizio del Purgatorio quando le anime sono chiamate ad espiare il loro errore. Si concluderà dunque con la viriditas, la fase al verde:
Io ritornai da la santissima onda
rifatto sì come piante novelle
rinnovellate di novella fronda,
puro e disposto a salire alle stelle.
(Purg., XXXIII)
L’Opus Magnum dell’Alighieri parte dallo Specchio dell’Arte (i primi 12 canti) e, attraversando tutte le vibrazioni materiche, giunge all’Adamas, cioè alla Fase del Diamante (Candida Rosa ed Empireo).
L’Albedo quindi coincide col primo del Paradiso: il volo verso la Luna, l’etterna margarita.
Dal punto di vista letterario, come avrete modo di vedere, ci immergeremo nel Perfezionamento dei Saperi: nelle due Forme di Conoscenza (del Visibile e dell’Invisibile) e nella Conquista dell’Anima Intellettiva.
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La mappa del Paradiso: l’ultima pietra del tempio dedicata a san Giovanni Evangelista e che rappresenta l’ultimo traguardo raggiunto: l’Amore. Pietra immateriale come l’Empireo segreto e quieto: cielo immobile e privo di materia – fatto solo di amore e di luce – perché, come scrive Dante stesso, la vera perfezione della materia è la totale assenza di materia. (Una materia perfetta non può muoversi perché non è desiderante. Il desiderio di perfezione fa muovere tutti gli altri cieli, ma non l’Empireo che è perfetto, come viene scritto nella lettera a Cangrande).
Questa mappa rivela il prodigioso evento del finale del poema, quello che nei versi viene enunciato, ma non spiegato: il totale capovolgimento di Dante dopo la visione estatica del divino… ma già volgea il mio disio e il velle… Avviene ciò che nella realtà materiale non potrebbe mai accadere: Saturno inverte la sua orbita e assieme alla sua, anche quella di Dante, consegnandolo al Primo Mobile in senso antiorario. Questo cielo, che mette in movimento tutti gli altri pianeti, secondo la visione tolemaica si muove in senso opposto a tutti gli altri, e da questo cielo a Dante viene impresso il movimento di una rota ch’igualmente è mossa… moto costante e uniforme delle stelle dell’universo.
Dal punto di vista astrologico rappresenta il Trionfo degli Dei e solo per questo mai mi stancherei di contemplarla. Il poeta scardina completamente la struttura astrologica tolemaica, e pone al centro della sua circonferenza non la Terra, ma la Luna, e in Paradiso infatti dalla Luna si parte (forse che anche i Tolemaici si muovevano nello spazio secondo il punto di vista coincidente allo spazio in questione, come ci ha insegnato Einstein?). Nel Cielo Alto si dispongono i fulgori trionfanti delle divinità greche: Urano stellato, Kronos-Saturno, Zeus-Giove. E tutti gli altri pianeti precipitano nel Fondo Cielo. La quarta Divinità, immateriale e quieta, la Divinità Infinita dell’Empireo … l’Amor che move il sol e l’altre stelle… avvolge il Cosmo pur rimanendo parallela ad esso. Anche se fosse solo possente immaginifica fantasia, avremmo tutto il diritto di sentirci perplessi.
Dal punto di vista alchemico si compie la terza fase, la Rubedo, l’Opera al Rosso nel Cielo di Marte, e quindi l’argentum in quella di Giove: e poi nasce l’Uomo Nuovo o, come spesso si dice, il piombo si trasforma in oro. Un Saturno d’oro accoglie Dante al quarto passaggio e lo consegna al Primo Mobile in prodigio, Marte per la terza volta gli fa da specchio in opposizione, e dall’athanor sgorga a fiotti l’oro filosofale (l’Auredo).
Guardate ancora i tre disegni segreti: siete davanti alla mitica inconcepibile incomprensibile… pietra filosofale.
da DANTE E LA STELLA DI BARGA – prima parte